Ciao Presidente…
Ciao Presidente…

Ciao Presidente…

Ciao Presidente

sì, ti chiamo ancora presidente, perché continui ad esserlo. E lo faccio da presidente onorario, ma al contrario. Cioè non per meriti che oltrepassano l’anzianità di servizio, ma perché ritengo “un onore” esserlo, nonostante tutto: le difficoltà, i legacci d’una vita cambiata che tante volte mi fanno provare malinconia per la frequenza con cui, prima, riuscivo a venire “a casa tua”, al campo.

Ricordo i giorni della tua scomparsa, e soprattutto quel pomeriggio in cui noi “allievi” e amici ci siamo ritrovati al campo. Non per volare, ma per incontrarci, stringerci assieme per superare lo choc della tua perdita; per celebrare una sorta di rosario laico dove al posto delle preghiere c’erano i ricordi, la voglia di ritrovarti nei pensieri e ancora “a casa tua”, appunto.

Ho sempre pensato che tu sia ancora lì, a fumare, a imbronciarti per le cose che ancora non vanno, per insegnarci ancora qualcosa. E tante volte, prima di un volo, chiedo il tuo aiuto, la tua benedizione, il tuo appoggio perché in qualche modo tu possa accompagnare la mia bestiola volante che piano piano si avvicina a te salendo nel cielo. Sei ancora lì dove ti abbiamo lasciato, incurante ora del caldo o del gelo, e delle idiozie che vorrebbero tarparci le ali. No, tu sei più grande. Ti spieghi le ali senza curarti di carburazione o settaggi, regole o altitudine, e se un tempo dicevi sempre che “i modelli hanno sempre ragione loro”, ora ce l’hai tu. Ora sei tu a guidarli nell’unico spazio ormai  libero: quello del cuore e del sogno.

Casa tua è ancora viva. Perché è una casa da riempire ancora di emozioni. E in qualche modo, il tuo messaggio viene portato avanti. Così, so bene che quando nessuno ti può vedere, la sagoma della tua auto azzurra percorre ancora quel lembo di terra secca che unisce il mondo reale al nostro. Senza fretta tiri fuori modelli stupendi, mai visti, e li fai volare contro ogni legge della fisica e dei limiti umani. Lo sanno gli uccelli del cielo, che se la ridono della nostra maldestra volontà di imitarli. Lo sanno queste zolle d’erba che trasudano di ruotini che le hanno solcate, di imprecazioni per un crash, di tanti obiettivi da raggiungere, ma soprattutto di passione e di amore: quello per il volo. Lo sa il buon Dio, che probabilmente si rammarica bonariamente perché tu hai ancora del lavoro da fare qui. E alle rotte stupende del cielo, preferisci ancora l’aria calda e imprevedibile di questa macchia di bosco, tra il nulla e il sogno.

E lo sanno infine le stelle che ti stanno a guardare, mentre il tuo motore ruggisce, le ali corrono, e l’erba si piega sotto le tue meraviglie volanti che, in un magico non-tempo, sorvolano ancora i nostri sogni e la nostra malinconia.

Ciao, allora, Presidente. O forse solo arrivederci

Stefano Nicelli